Esce domani e con una piccola avvertenza: il regista, il 35enne Sydney Sibilia, non ama che lo si chiami sequel. È vero che il film parte dal punto in cui eravamo rimasti, ma Smetto quando voglio - Masterclass, secondo lui, è un film a sé, così come lo sono Smetto quando voglio (2014) e a Ad honorem (uscita prevista 2018), ultimo capitolo della trilogia imperniata sulla banda di ricercatori più ricercati dalla polizia e dagli spettatori. Il film, per i pochi che lo hanno mancato anche in una prima tv Rai con tanto di diretta twitter con i protagonisti, racconta le avventure di un gruppo di ricercatori universitari senza un futuro certo che per campare usano le loro competenze per produrre una droga sintetica legale. Il secondo capitolo allarga il cast a molte new entry e tra una galera e un rehab, la banda si riforma per collaborare questa volta con la giustizia. È la batteria criminale più colta di sempre, un incrocio tra i supereroi della Marvel in missione contro il Job Act e la banda dei soliti ignoti. Ritroviamo il neurobiologo (Edoardo Leo con la moglie incinta Valeria Solarino), il chimico (Stefano Fresi), i latinisti (Lorenzo Lavia e Valerio Aprea), l'archeologo (Paolo Calabresi), il macroeconomista (Libero De Rienzo), l'antropologo (Pietro Sermonti) e l’avvocato specializzato in diritto canonico (Rosario Lisma). Ora la task force antidroga ha bisogno di energie nuove che recluta nella nostra colonia scappata all’estero. Nella campagna acquisti entrano un paio di cervelli in fuga come un anatomista (Marco Bonini), che organizza a Bangkok incontri clandestini di thai boxe e lo scienziato (Giampaolo Morelli) che si è trasferito in Nigeria  dove contrabbanda armi. Poi ci sono l’ispettrice di polizia (Greta Scarano) la responsabile del loro ingaggio per l'operazione e Luigi Lo Cascio in un ruolo a sorpresa. Buona parte della banda farà irruzione nei nostri studi.

In conduzione Steve Della Casa e Enrico Magrelli